E cosi, mentre il vento, come ai tempi di Battiato, continua a soffiare a 30 gradi sotto zero, incontrastato sulle piazze vuote e contro i campanili, passeggio sulla prospettiva Nevskij; ma invece di Igor Stravinskij per caso incontro un uomo russo in tuta mimetica militare che mi porge un foglietto bianco e mi dice con aria energica: “Aiuta la nuova Russia!”. Avendogli chiesto ulteriori dettagli, per prima cosa insiste perché ci presentiamo l’uno all’altro. Sergej comincia a spiegarmi che in Ucraina gli americani hanno organizzato un ennesimo colpo di stato e che è diritto della Russia di riprendersi i suoi territori, popolati da russi: la nuova Russia, comincio a capire, non è affatto in territorio russo. Lo ascolto.
LA NATO
Qui in Russia le idee sono chiare: gli americani cercano di estendere il loro dominio del mondo attraverso la NATO. Dopo la promessa fatta alla Russia agli inizi degli anni 90, di non allagare l’alleanza atlantica al vecchio blocco sovietico, la NATO ha ingoiato Repubblica ceca Ungheria e Polonia nel ’99, nel 2004 è la volta di Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovenia e Slovacchia, nel 2009 di Albania e Croazia. Georgia e Ukraina, teatri delle cosiddette rivoluzioni colorate sono le prossime nella lista. La giusta obiezione che si può fare è che ogni stato libero è libero di aderire a qualsivoglia organizzazione. In principio è un discorso giustissimo, ma per accedere alla NATO bisogna essere invitati dalla NATO. L’iniziativa dello stato aderente non compare proprio nella procedura se non in senso negativo, per un possibile(?) rifiuto ad aderire. L’articolo 10 del Trattato nato dice :”The Parties may, by unanimous agreement, invite any other European State in a position to further the principles of this Treaty and to contribute to the security of the North Atlantic area to accede to this Treaty. Any State so invited may become a Party to the Treaty by depositing its instrument of accession with the Government of the United States of America. The Government of the United States of America will inform each of the Parties of the deposit of each such instrument of accession.”
La NATO, attraverso il diretto patrocinio del Governo degli USA, sceglie con cura chi conviene o non conviene avere come membro in un determinato momento. Si noti poi che la volontà popolare non è affatto chiamata in causa, attraverso un referendum per esempio. Ebbene la versione russa, che Sergej ormai mi racconta infervorato, è che Yanukovich, ex presidente ucraino filorusso, sia stato scalzato da una piazza finanziata dagli americani, proprio perché non ha accettato l’invito americano di avvicinarsi, tramite l’UE, all’Alleanza Atlantica. Questa versione, che vorrebbe lo zampino americano dietro ogni avvenimento in territorio ex-sovietico è un po’ troppo azzardata? Probabilmente si. E’ però un fatto abbastanza singolare che l’Ucraina abbia, dopo la protesta di piazza Maidan e il rovesciamento di Yanukovich, un ministro delle finanze americano di (lontane) origini ucraine. Nata e cresciuta in America, con master ad Harvard e una carriera al Dipartimento di Stato, si chiama Natalie Jaresko.
Il kosovo
Dopodiché, da buon russo patriota qual è, Sergei tira fuori il Kosovo. Come si sa il Kosovo, provincia autonoma, parte della Serbia durante l’epoca comunista iugoslava, a maggioranza albanese, è stata la miccia delle guerre balcaniche. Milosevic, leader del partito comunista serbo, usa la leva etnica della protezione della minoranza serba per far crollare il castello di carte iugoslavo. La NATO si precipita a difendere il Kosovo attaccato dalla Serbia. Bombe su Belgrado. La risoluzione 1244 dell’ONU ne delimita i confini politici: il Kosovo resta parte delle nuova Serbia, ma protetta da forze NATO che ne garantiscono la sicurezza. La neutralità del Kosovo piacque alla Russia che firmo e avvallo la risoluzione ma non all’America che ha sempre sostenuto l’indipendenza del Kosovo; l’ingresso del Kosovo nella NATO è stato più volte caldeggiato, negli ultimi anni, da Hillary Clinton. E’ bene sapere poi che il neutro Kosovo, salvato dalle bombe NATO ospita ora la più grande base militare americana in Europa, Camp Bondsteel, strategicamente posizionata tra baltici e medio oriente. Si legga più approfonditamente l’analisi dell’istituto canadese Global Research[1]. Chissà che la Crimea, una volta salvata dalle bombe NATO dall’aggressione russa, non possa ospitare una base ancora più grande e ancora più strategicamente piazzata? Sergej non ha dubbi. “Vogliono metterci i tank e i missili alle porte di casa”
Non contro l’Europa ma contro l’America
“L’orso russo non disturba nessuno: si difende” Sergei cita il suo presidente con aria ossequiosa. Putin ama parlare dell’orso russo, pacifico ma forte, padrone indiscusso della sua taiga, attaccato da tutti. “La NATO vuole incatenare l’orsetto e poi strappargli i denti, e gli artigli” continua.
Nonostante la metafora dell’orsetto, viste le mie resistenze a fornire direttamente denaro agli “eroi” di Donbass, Sergei con tono sempre più amichevole mi fa vedere che sul foglietto ci sono dei siti internet, dove posso leggere e capire meglio. Gli prometto che darò un’occhiata. Lui raggiante di aver chiacchierato con un europeo, mi regala due bustine di te.
Questo è quello che ho scoperto: sul sito interbrigada.org, qualsiasi utente russo può donare somme di denaro con Paypal, o carte di credito alle milizie della repubblica autonoma di Donbass, che combattono contro il governo di Kiev. Vi si trova inoltre un’intera lista di cose che possono venire imballate e spedite. Chissà perché c’è subito un’indicazione “non ci serve lo zucchero”. Segue poi un’intera lista, dai medicinali agli stivali alle vitamine B1 e B6 in fiale. Ma forse ancora più utile per toccare con mano il profondo livello di coinvolgimento è la pagina di Vkontakte ( il facebook russo) https://vk.com/spb_helpdonbass. Si evince chiaramente che il gusto, a tratti kitsch, per i carri armati e le bombe regna sovrano. Come altro si spiega la foto di un militare che tiene in braccio un missile con scritto sopra, “Per Kiev. Dalla russa con amore”. O la foto un babbo natale a cavalcioni di un tank, che armeggia uno strano bastone tipo spada laser di Star Wars e augura a tutti un buon 2015? Ci sono poi provocatorie immagini di un edificio ucraino in fiamme e la scritta “Where is Charlie?”, un forte atto di accusa al mondo occidentale di fare terrorismi di serie A e di serie B. Insomma, tra cattivo gusto, propaganda e accenni filosofici, il sito ha più di mille utenti solo a san Pietroburgo, città russa-europea per antonomasia. E ci sono foto di scatoloni arrivati a destinazione accompagnati da facce sorridenti e scritte patriottiche per un ucraina libera dai “fascisti”. A leggere questa propaganda viene da pensare che la Russia e gli USA stiano facendo un vero braccio di ferro sulle ossa degli ucraini. E gli accordi di Minsk di pochi giorni fa, non sembrano aver cambiato molto la cornice del conflitto. Se l’Europa non fosse cosi totalmente nella sfera americana sarebbe un buon compromesso per l’Ucraina farvi parte. La Russia, in maniera meno chiassosa dell’America, (nessuno sembra aver proposto a Putin il Nobel per la pace) non nasconde i suoi interessi pseudo imperiali. E se gli Ucraini sono in fondo Russi, non lo sono i Lituani, gli Estoni e i Polacchi. L’Europa, pertanto, è un buon compromesso, per questo caso complicato. Volontà popolare o no e forse qualche perdita territoriale da tenere in conto, forse un libero stato Ucraino in Europa non sarebbe una cattiva idea. Ma appunto in europa, non nella NATO, come mi diceva Sergej. L’Europa non offre garanze di indipendenza dall’America. E finché sarà cosi, bypassando la retorica della taiga e dell’orsetto pacifico, è comprensibile che la Russia si difenda.
Raimondo Lanza di Trabia
[1] (http://www.globalresearch.ca/kosovo-s-mafia-state-and-camp-bondsteel-towards-a-permanent-us-military-presence-in-southeast-europe/30262).